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Io muoio e tu mangi - 2° cap. della Trilogia Tutto è bene quel che finisce

quotidiana.com
Regia: quotidiana.com
Drammaturgia: ROBERTO SCAPPIN e PAOLA VANNONI
Attori: ROBERTO SCAPPIN | PAOLA VANNONI
Anno: 2015
Adatto a: per tutti


Generi: Prosa

Tags: teatro, contemporaneo, biennale, fumetto, quotidiana

Io muoio e tu mangi è il rimprovero rivolto al figlio dal padre morente. Una riflessione affilata e malinconica sulla necessità di sollecitare una pietas collettiva che rinunci alla ferita dell’agonia, assecondando la richiesta di una dolce morte. Ma è anche un’improbabile viaggio dall’Empireo alla Diaccia, attraverso le gerarchie che posizionano prediletti e reietti, nonostante si predichi che il perdono è assicurato per tutti.
Le quotidiane visite di una figlia al padre morente. Al ritorno lei trova ad attenderla il compagno che cattura con la videocamera il resoconto di un’altra giornata in geriatria.
Le infermiere, le caposala, i pazienti assumono volti e modi grotteschi; il delirio di quelle stanze ha contagiato il personale o è forse accaduto il contrario?
Se la fine non è degna di essere raccontata allora anche la vita perde di senso.

2° capitolo di TUTTO E' BENE QUEL CHE FINISCE,
Il principio di buona morte, legato al concetto di fine o accelerazione di una fine certa, si intreccia con l’interesse a confrontarci sulle eutanasie negate, riferite non solo al campo medico-scientifico ma anche a quello della politica, della biopolitica e della cultura.
Dal giuramento di Ippocrate al giuramento di fedeltà alla Repubblica, ciò che sembra concepito a tutela dell’interesse comune può configurarsi come una sottrazione dei diritti, da quelli che attengono al libero arbitrio a quelli legati al principio di uguaglianza.
Quale linguaggio può declinare e restituire valore ai tanti bà-sta! che vorremmo pronunciare? Un'esclamazione forte, quasi performativa: la sua pronuncia vorrebbe segnare la fine di qualcosa, tracciando il limite dell'opportunità o della sopportazione.
La forza dinamica di questa parola sta proprio nella sua autentica aspirazione a generare una cesura, una frattura fra presente e futuro.

Ci poniamo sui margini di questa cesura attraversando ciò che a nostro avviso necessita di essere ripensato, dal rapporto con la morte a quello con la bellezza, dal senso del teatro alla sua relazione con lo spettatore e ancora: dove si colloca oggi il teatro contemporaneo, in quale organo del corpo sociale? Nella mente o nello stomaco, in attesa di essere digerito? O tenta acrobaticamente una sintesi che appaghi l’una e l’altra istanza?
Tenteremo una nuova sintassi sociale e teatrale, cercando di scombinare le vecchie strutture e realizzare nuove combinazioni, osservando gli effetti che queste combinazioni hanno su altri piani, in un effetto domino che per contaminazione di strati esploda una mutazione.

Saremo i reagenti, provocheremo urti sufficientemente drastici e correttamente orientati perché la reazione abbia luogo, provocando nuovi paradigmi con cui orientarsi.

Altri crediti: con il sostegno di Provincia di Rimini, Regione Emilia-Romagna
in collaborazione con Istuzione Musica Teatro Eventi Comune di Rimini e SPAM! Rete per le arti contemporanee

Produzione: quotidiana.com | Armunia/Festival Inequilibrio

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Roberto Scappin e Paola Vannoni fondano nel 2003 a Rimini quotidiana.com
La ricerca di un proprio linguaggio si intreccia al percorso di produzione dei testi.

Nel 2008, con la Trilogia dell’inesistente, la compagnia esprime compiutamente la propria cifra artistica.
Il Primo episodio della Trilogia, Tragedia tutta esteriore, vince il premio Stefano Casagrande – Teatri di Vita, Bologna.
I testi della Trilogia dell’inesistente sono pubbicati da L’Arboreto Edizioni, Mondaino.

Dal 2008 a oggi con A casa, bambola! la compagnia ha prodotto quindici spettacoli.
Un percorso di ricerca e sperimentazione che prosegue nel solco di una scrittura dialogica fatta di domande e risposte, temperature surreali e comiche che hanno un valore politico, perché si inseriscono nei nodi gordiani dell’etica, dell’estetica e, più in generale, dei dilemmi esistenziali. E che cerca una sua cifra espressiva nella stilizzazione dei due personaggi dialoganti, nella loro recitazione pacata ma “sorniona”, apparentemente immobile ma icastica, che amplifica l’effetto straniante e ironico dei loro testi.

Nel 2019 la compagnia ha presentato alla Biennale Teatro di Venezia, nella direzione di Antonio Latella, un segmento della propria produzione.

Nel 2022 con Titivillus ha pubblicato i testi della seconda Trilogia Tutto è bene quel che finisce.
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