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Gramsci Gay
Studio DoizRegia: Matteo Gatta
Drammaturgia: Iacopo Gardelli
Attori: Mauro Lamantia
Trailer: Link
Anno: 2023
Adatto a: per tutti
Generi: Prosa
Tags: politica, U35, gramsci, lavoro, monologo
Antonio Gramsci ha la capacità di parlare direttamente all’inquietudine delle coscienze. Leggerlo oggi dà l’impressione di leggere pagine scritte da un alieno; tale è la grandezza del personaggio (tra i pensatori politici più studiati al mondo), tale è la distanza, palpabile, tra quelle parole e la retorica da mass media alla quale ci siamo abituati.
Antonio Gramsci muore però nel 1927, lasciando noi un secolo dopo a interrogarci sulla sua eredità- perché, che abbiamo letto o meno i Quaderni, gli articoli, anche solo le Lettere dal Carcere, Gramsci come simbolo ha anche oggi un peso di rilevanza. Se da una parte però la sua icona è ancora vessillo di una sinistra che professa i valori dell’antifascismo, della lotta operaia, ecc., dall’altra viene da chiedersi se noi millennials, ovvero i prossimi adulti, i prossimi cittadini responsabili, ci riconosciamo veramente in quella fiducia cieca nella politica come strumento di emancipazione.
La sensazione, infatti, è che mai sia stato così profondo lo scollamento tra U35 e politica. Se fosse vero, come Gramsci scriveva nel famoso articolo del 1917, che vivere significa essere partigiani, allora saremmo una generazione di morti che camminano. È su questa semplificazione che purtroppo marcia una gran fetta del discorso pubblico.
Ma qual è, allora, la verità? Quali sono i desideri, le motivazioni, le vere potenzialità di questo diffuso scontento? Avremo la capacità di rinnovare quegli strumenti di confronto collettivo che ci appaiono oggi così distanti dalle nostre vite private, vetusti, inattuali, autoreferenziali? O la nostra sfiducia generalizzata nelle impalcature democratiche, nel diritto di voto, nella manifestazione organizzata del dissenso, ci ha resi incapaci di pensare a un’alternativa alla realtà esistente? Gramsci, ancora nell’articolo sopracitato, scriveva: “L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera”. Come si può raccogliere un’eredità così intransigente quando il presente sembra così buio e privo di promesse?
Dal nulla, in questa oscurità qualcuno ha acceso un fuoco.
La notte del 10 novembre 2019 è stato deturpato un murales raffigurante il volto di Gramsci sul carcere di Turi, a Bari, dove il filosofo sardo trascorse 5 dei suoi 10 anni di prigionia e scrisse gran parte dei Quaderni dal Carcere.
Una mano anonima ha scritto GAY sulla fronte con l’acrilico rosso.
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Gramsci Gay è diviso in due quadri. Nel primo quadro siamo nel 1920. Un Gramsci non ancora trentenne arringa gli operai torinesi all’indomani del fallimento dello storico sciopero delle lancette. Il secondo quadro è ambientato ai giorni nostri: Nino Russo, il nostro vandalo del murales di fantasia, viene colto in flagrante e trascinato in commissariato per un interrogatorio molto diverso da quello che si aspetta. Questi due eventi, a cent’anni di distanza l’uno dall’altro, tessono fili invisibili sui significati di impegno e disillusione, fiducia e indifferenza, fuoco e cenere.
Altri crediti: Costumi e scene Gaia Crespi
Disegno tecnico e voce Mattia Sartoni
Spettacolo vincitore della Borsa Teatrale Anna Pancirolli 2022
Spettacolo vincitore del bando "Teatro... Voce della società giovanile 2021"
Grazie a Ravenna Teatro
Produzione: Studio Doiz
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Studio Doiz nasce nel 2020 per riunire sotto un unico tetto le attività di un gruppo d’artisti accomunati da una provenienza, Ravenna, e da una generazione, quella dei Novanta.I componenti di questa cooperativa intellettuale operano negli ambiti più disparati, a seconda delle loro diverse attitudini: arti visive, teatro, fotografia, podcast, critica culturale, scrittura.Ognuno contribuisce come può e come vuole all’intento comune: unirsi per resistere in un ambiente ostile; aprirsi uno spazio per il futuro.