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PULCINELLA MORTO E RISORTO

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Opera in repertorio

Genere
Prosa
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Regia: Alessandro Paschitto

Drammaturgia: Alessandro Paschitto

Attori: Mario Autore, Raimonda Maraviglia, Alessandro Paschitto

Altri crediti: costumi e oggetti | Federica Pirone scene | Vincenzo Fiorillo, Rosita Vallefuoco maschere | Martina D’Ascoli mash-up | Alessandro Paschitto ass. regia | Sharon Spasiano

Parolechiave: pulcinella, maschera, morte, resurrezione, laurea, metateatro

Produzione: Teatr( ) della variabile

Anno di produzione: 2018

Genere: Prosa

Due volte vincitore del bando DOMINIO PUBBLICO

2018 > Nuova drammaturgia

2019 > Allestimento



Un breve tentativo di sinossi

"Pulcinella morto e risorto" parte da un interrogativo di semplicità buffonesca: che

accadrebbe se Pulcinella, servo infernale di Lucifero, da tempo immemore defunto, ultimo

stratagemma per sottrarsi alle responsabilità dello stare al mondo, che accadrebbe, dicevo,

se questo Pulcinella fosse dal suo principale scacciato, costretto a tornar vivo sulla terra e

addirittura a iscriversi all’Università? Se dovesse tornare a vivere in casa della Madre, se

fosse costretto a incontrare nuovamente la sua vecchia fiamma? Che succederebbe se fosse

costretto a fare i conti con un passato da cui già una volta si era defilato? Il testo è una

scrittura originale dal registro misto: una farsetta metafisica, colta e popolare a un tempo.

Pur rappresentati da significanti anomali, paralleli, extra-quotidiani i temi trattati si

rivelano di immediata pertinenza: cosa significa diventare adulti? Cosa vuol dire assumersi

la responsabilità di una scelta? Non ultimo il quesito sull’identità dell’individuo (sociale,

psicologica, animica infine). Ancora: è possibile liberarsi delle macerie di ciò che è stato, si

può forse sfuggire all’ortopedia degli innumerevoli meccanismi che regolano la nostra

esistenza tutta (vincoli istituzionali, credo scientifici, convinzioni personali, equivoci e

tranelli della comunicazione, annidati nel nostro stesso linguaggio)? La possibilità di

rispondere a tutti questi interrogativi ha come fulcro la domanda sulla natura del

desiderio: cosa desidero? Conosco questo qualcosa? Cosa sono disposto a rischiare per

ottenerlo? Pulcinella questo manca di fare: seguire una vocazione definita, farsi carico di

un desiderio, di un progetto, di un’impresa, con le annesse conseguenze. La vicenda

assume un secondo punto di fuga nell’alter ego pulcinellesco per eccellenza: Felice

Sciosciammòcca, l’ex maestro di calligrafia, il narratore senza più storie di sufficiente

pregnanza cui dare un senso compiuto. Ecco che la narrazione diviene così una

metanarrazione: Felice e Pulcinella si interrogano su come far proseguire la propria storia,

cercano di imprimerle un andamento. Il che ci riconduce al quesito ennesimo: cosa si può

fare in una storia? Quello che si vuole. Già, ma che si vuole?





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